
Questa versione è molto fedele al testo Dickensiano e ben ne ricalca le atmosfere della Londra ottocentesca con il suo grigiume, le sue povertà, i suoi contrasti. Ben caratterizzati i personaggi, anche quelli di contorno, con risultanze macchiettistiche non celate che rendono la storia un susseguirsi di ironia e drammaticità intrisa di un grande potere evocativo.
Polanski firma un film asciutto, stilisticamente ottimo, emotivamente carico. Mi è piaciuto anche il finale che lascia aperta la porta del perdono e, nonostante tutto, della gratitudine.
In ultimo vorrei menzionare l'interpretazione di "Fagin" Kingsley e la stupenda fotografia, particolarmente riuscita e fascinosa. Se vorrete passare bene un paio d'ore in una delle prossime nebbiose serate autunnali immergetevi nel mondo di Oliver Twist, ve lo consiglio caldamente.
Alla prossima
"Il genio è un uomo capace di dire cose profonde in modo semplice. "
(Charles Bukowski)
5 commenti:
Splendido film che conferma la forza narrativa del regista già espressa nel "Il Pianista".
Personale e originale la trasfigurazione di alcuni personaggi di contorno, a partire dal Messo, nei canoni della Commedia dell'Arte: il risultato è un'originale sintesi di struttura e forma, un mondo variopinto, mobile e pittoresco nel quale l’arte e la vita si sono mescolate avventurosamente.
In questo quadro s'innesta ovviamente la figura di Fagin, interpretata da colui che può essere considerato uno dei migliori attori di teatro elisabettiano viventi: il personaggio che prende forma dal'abilità recitativa di Ben Kingsley è un po' come il Falstaff shakespeariano dell'Enrico IV, tradito dalla sua stessa vita che neppure la morte è riuscita a mutare.
Bill Sykes è un altro personaggio di intensa tragicità, conscio della propia corsa verso il nulla: la notte della sua coscienza lo ha reso capace di uccidere l'unica persona che, nelle comuni scellerate scelte di vita, gli fu davvero fedele fino alla fine.
Personaggi, quindi, psicologicamente Shakespeariani, vittime di cruenti destini come nelle tragedie di Marlowe e vittoriani come un Dorian Gray, prigioniero delle sue vacue scelte che guardano al nulla.
Intense mi sono apparse le immagini del "british countryside" che accompagnano Oliver nella sua fuga verso Londra: in particolare la scena in cui Oliver, stremato ed affamato, viene amorevolmente rifocillato dalla povera vecchia contadina, il personaggio più indigente incontrato da Oliver sulla strada, sembrerebbe un motivo Bergmaniano, dove la forza trascendente fa sì che due nobili cuori si debbano necessariamente incontrare per darsi forza a vicenda nel percorrere una strada difficile anche se già segnata nel destino.....risalta all'attenzione la vecchia nel momento in cui dice "Quando ti ho visto...mi è sembrato che....".
Ho cercato su internet la bellissima immagine di Oliver che, adagiato a un carro dismesso, mangia quell'ultimo tozzo di pane che gli è rimasto e qui di seguito l'ho trovata
http://www.imdb.com/gallery/ss/0380599/Ss/0380599/057_36.jpg?path=gallery&path_key=0380599
Le ultime considerazioni sono sul piccolo Barney Clark, in cui intravedo un istinto naturale nella recitazione che potrebbe portarlo molto lontano nel panorama artistico: certi sguardi, certe movenze mi hanno ricordato il miglior Rutger Hauer de "La Leggenda del Santo Bevitore" e di "Blade Runner", due film in cui la trascendente e intengibie forza del destino governa le umane cose.
Vorrei, ora, approfondire l'arte di Polanski, come non ho fatto in passato mio malgrado: rivedrò Rosemary's Baby spero con occhio diverso, e meno annoiato, rispetto a 25 anni fa e mi entusiasma l'idea di ammirare a breve il Macbeth girato dal Nostro 34 anni fa.
ERRATA CORRIGE
intengibie=intellegibile
E' iniziato proprio ieri sera il mio approfondimento sul cinema di Polanski, partendo dalla rivisitazione di Rosemary's Baby, con gli occhi più maturi di uno che volge verso gli "anta".
Non so se tu hai mai avuto occasione di vederlo: è un triller con tema sovrannaturale, molto diverso da "The Shining" ma con qualche idea che ha ispirato il, quasi sempre, buon Kubrick.
Per certi versi, come dinamica, potrebbe ricordare alla lontana il film che stiamo cercando di girare con la tua buona volontà e l'indolenza di certi interpreti: è evidente che il nostro ingegnere pazzo ha preso qualche spunto da questo film, datato quanto me.
E' inutile rimarcare che, nonostante il lodevole tentativo, l'autore, nostro comune amico, non è Polanski.
Ma torniamo al tema del film.
Inizialmente si avverte un'atmosfera da film di Hitchcock, ma con la passione per gli "interni" che ben conosciamo nell'ultimo Polanski dell'Oliver Twist e del Pianista; i dialoghi sono molto lenti ma ben strutturati per comporre il mosaico complessivo del dramma: credo sia questa la spiegazione dell'effetto narcotico che ho subito 22 anni fa, la prima volta che cercai di vederlo per intero.
Sai bene che, forse per questo motivo, non amo particolarmente, diversamente da te, i films di Hitchcock.
Diciamo che il film che stiamo cercando di girare ha, forse, peccato nell'amplificare l'aspetto anestetico di questo film, ammesso che il Nostro autore si sia effettivamente ispirato a quest'opera di Polanski.
Come ne "Il Pianista" e nell'"Oliver Twist" la protagonista, Mia Farrow bella e brava, inizialmente scappa dal male assoluto ma alla fine lo accetta e ne diventa parte complice: pensando a "The Shining" è come se Wendy avesse accettato di far parte del destino "eternante" di Jack.
Paradossalmente proprio su quest'ultimo punto i due films hanno molto in comune: Wendy scappa dalla prigione spazio temporale di Jack per il figlio, Rosemary entra nella sfera del male assoluto per lo stessa forza innata che lega indissolubilmente, nell'assioma sempre verificato in tutte le specie viventi terrene, la madre alla sua prole.
Se in The Shining il figlio era un intralcio per la scelta maligna di Jack, qui è il figlio che, legando a sè Rosemary, accompagna la madre ad abbracciare il male assoluto incarnato da Satana: l'Edipo, alla fine, trionfa sia in Polanski che in Kubrick, sublimandosi, rispettivamente, nel Bene e nel Male.
Quindi, nell'opera di Polanski, L'Edipo si manifesta sempre nell'amore incondizionato e protettivo della madre verso il proprio figlio, anche se frutto di Satana, e nel disinteresse del padre che l'ha usato come merce di scambio con il demonio per il suo successo personale: alla fine anche il piccolo Danny in The Shining sarebbe stato usato merce di scambio da Jack per eternarsi.
Polanski si dimostra ancora, per quanto esposto, un grande conoscitore dei grandiosi temi del teatro classico, dalla tragedia greca alla tragedia elisabettiana, che, come ben sai, è forma d'arte in grado di incantarmi spesso e volentieri.
Solo adesso incomincio ad apprezzare tutto ciò: erano tematiche che avrei dovuto affrontare diligentemente da studente, ma che solo nella maturità sto assaporando nella pienezza della loro energia e grandezza artistica.
L'arte, la letteratura, il teatro, il cinema e la musica ti insegnano davvero quello che non puoi cogliere con la sola comunicazione orale: ti trasmettono quegli elementi necessari per approfondire e, soprattutto, per interpretare la fenomenologia e le dinamiche del reale.
Forse è proprio questo quello che manca agli accidiosi e a quei pigri esemplificatori minimalisti che sanno ben irritarmi quotidianamente.
Un affetuoso ed empatico abbraccio.
PS - Bellissima la colonna sonora dell'Oliver Twist che ho reperito proprio oggi! Sto cercando di procurarmi Frantic ed è imminente la visione del Macbeth secondo Polanski. Ma perchè non dedichi al cinema un angolo tematico del tuo Blog?
Errata corrige
.....,rispettivamente, nel bene e nel male =....,rispettivamente, nel male e nel bene....
Come promesso, procedo con le mie note sulla filmografia di Polanski.
Ho rivisto Frantic, che ho a posteriori realizzato di aver già visto una quindicina d'anni fa.
Un Harrison Ford, ancora troppo Indiana Jones, ci fa palpitare come protagonosta di una vicenda "thrilling" molto originale rispetto a tanti altri film di omologa tematica.
Anche qui, come in Rosemary's Baby, il regista compone la trama con tanti piccoli indizi e puntuali particolari che si assemblano durante la narrazione degli eventi, un po' kafkiani, in cui il protagonista viene, suo malgrado, a trovarsi.
Molta azione, senza però mai dover ricorrere agli inseguimenti con mezzi meccanici di ogni tipo, da filmaccio inutile americano: per inciso, l'unica trama con inseguimento che ho trovato opportuna nel cinema americano è quella del "The Blues Brothers", ironica allegoria di una scontata e ben nota filmografia yankee.
La scena sul tetto della casa nella banlieue parigina mi ha tenuto con il fiato sospeso, nel medesimo palpitante stato d'animo provato per il piccolo Oliver Twist, tra le grinfie del malvagio perdente Bill Sykes, sui tetti della downtown ottocentesca Londinese.
Il finale è la rappresentazione della tragedia che coinvolge quel personaggio vittima delle scelte che ne hanno segnato il destino, senza ritorno e senza appello: tema assai caro a Polanski, di ispirazione chiaramente elisabettiana, che ritroviamo nell'ufficiale nazista de "Il Pianista", nel Bill Sykes dell' "Oliver Twist" e, soprattutto, nel Macbeth, a cui mi dedicherò in separata sede.
Una cosa che ho avvertito, tanto nell'"Oliver Twist" quanto in "Frantic", è l'emotiva affettività che Polanski esterna, rispettivamente, per Londra e per Parigi.
Nell'Oliver Twist, Londra è una città descritta, con piacevole sottile ironia, come apparentemente scontata, chiusa nelle sue omologate abitudini e nei suoi moralismi conformisti, ma che può inaspettatamente sorprenderti, sia nei luoghi che nelle persone.
In Frantic è palpabile, con pari ironia, la pariginità del traffico automobilistico, della burocrazia e dell'indolente gendarmerie, già vista in tanti films francesi affumicata dal denso fumo di tabacco provenzale della Gauloises Caporal: Parigi è così come mostrata nel film, anarchicamente convulsa e indolente, gaudente e disperata.
Parigi mi piace proprio per le sue contraddizioni alla luce del sole e, credo, sia una città molto amata e sentita anche dallo stesso Polanski.
Il prossimo commento sarà dedicato al Macbeth, opera di grande bellezza ed energia emotiva, accuratamente tanto fedele al testo shakespeariano quanto riconducibile ai tanti personaggi e alle dinamiche d'azione degli altri films del Nostro regista.
Un affettuoso saluto.
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