16 maggio 2006

Politically correct, e Milano resta al palo...


I saluti e gli auguri di buon lavoro al nuovo Capo dello Stato sono doverosi e sinceri. Si è trattato subito di lavoro pesante, in questi minuti,terminate le rapidissime consultazioni, Romano Prodi sta ricevendo l’incarico di formare il nuovo governo e domani avremo la lista dei ministri che non credo riserverà clamorose sorprese. Dopo una lunga pausa istituzionale da domani il paese potrà ripartire.

Lasciando il teatro nazionale per quello più modesto di Via Ampère, vi racconto della mia serata di ieri, serata interessante ma terminata con un vago sapore amarognolo. Ho partecipato, insieme ai miei fidati amici, ad un incontro con Bruno Ferrante. Ne sono uscito portandomi addosso la sensazione di un’occasione sprecata, un qualcosa di non perfettamente compiuto.
Ferrante è una brava persona, che conosce bene i problemi della città dopo la dura gavetta da prefetto, e sarebbe sicuramente più bravo a governare, piuttosto che dimostrarlo a parole. Più arrosto che fumo e questo è un merito da ascrivere alla persona, ma non è un politico e in un dibattito questo si avverte. Dal punto di vista comunicativo si sta affinando molto in questi mesi di campagna elettorale, ma il limite c’è, ed è difficile inventarsi abili oratori o carismatici leaders dal nulla.
Ieri sera il discorso doveva essere molto semplice. Incontrare i cittadini di una zona per parlare con loro dei problemi di quella zona dei loro dubbi, delle loro speranze. Il dibattito si è attestato, invece, su una esposizione generica del programma, con interventi e domande del pubblico, che con difficoltà hanno intaccato il superficiale scorrere degli eventi. Non perché il prode Bruno sia stato evasivo o non avesse argomenti, ma era la struttura stessa della serata a lasciare qualche dubbio.
Il vizio d’origine è stato proprio una mancata incisività di chi, organizzando l’evento, non voglio riportarne il nome, lo ha identificato più come una riunione auto celebrativa di quaranta/cinquantenni e la folta platea non credo rappresentasse realmente la varietà sociale della zona. Tutto questo ha portato ad una generica presentazione del candidato sindaco e del suo programma ma , accidenti, questi temi li possiamo approfondire anche guardando il programma sul sito internet, mentre ad una riunione come questa avrei gradito temi più specifici sulle periferie, ed esempi più concreti che si aggiungessero ai lodevoli e condivisibili, ma estremamente scontati propositi filosofici.
Tutto perfetto se una serata come questa si fosse svolta sei mesi fa e non a quindici giorni dalle elezioni, perché idee, propositi, promesse, se lasciate volare senza un aggancio concreto non è che siano così differenti da quelle della parte avversa. Nessun dubbio che la coalizione che lo appoggia saprà dare una scossa a questa città e profondere un grande impegno sui temi ambientali, della viabilità, della cultura.
Il dubbio è che se questo non si riesce a promuoverlo nei giusti modi, con i giusti canali, non si riuscirà a far comprendere la grande diversità di un progetto rispetto alla lunga grigia marcia delle ultime amministrazioni,, ne il grande bisogno improrogabile che la Milano agonizzante porta con se.
Difficile in questi termini, pensare ad una rimonta, e la Signora Moratti, incisiva e tagliente, populista ma diretta, sta lanciando messaggi più chiari e comprensibili e la città si dovrà rassegnare ad un Decorato-tris.
A mio avviso la colpa non sarà da imputare a Ferrante ma alla sinistra Milanese che in questi anni di opposizione non hanno saputo trovare persone e leaders adeguati a vincere in una città, troppe volte data per persa prima di combattere.
Se ci si abitua a perdere si continua a perdere.
Alla prossima



5 commenti:

Compagno di pranzi e cene ha detto...

hai detto che è più arrosto che fumo e dopo due righe che è stato genercio, un po' una contraddizione. Che sia una brava persona senza dubbio, che sarebbe un buon sindaco non lo possiamo sapere, lo possiamo solo sperare, anche se tanto non vincerà purtroppo.

SOYUZ1968 ha detto...

Nequizia Moratti è come la strega cattiva di Biancaneve ma lui non è proprio il principe azzurro che potrà risvegliare Milano...

Anonimo ha detto...

Non solo continuando a perdere ci si abitua a perdere, ma si comincia ad amare la sconfitta, a considerare la sconfitta un onore ed a considerarla una condiione esistenziale permanente.
Parliamoci chiaro : a Milano, vista la composizione sociale e per età dell'elettorato, non vinceremo mai; differente sarebbe se votasse tutta l'area metropolitana.
Tanto vale gettare alle ortiche questo cazzo di politically correct ( ma l'ultimo mese di campagna elettorale delle politiche non ha insegnato nulla ? ), e proporre quelle che sono le vere e necessarie radicali politiche che possono permettere il necessario cambio di marcia.
Questa città o la si rivolta come un guanto o la si lascia metastatizzare fino alla sua morte ( spero presto ), ma per questo è inutile chiedere i nostri voti; per questo è sufficiente la destra.
Almeno si perde combattendo gagliardamente, e tenendo alta la bandiera di una visione diversa della città, e non con la triste rassegnazione tipica della sinistra milanese.
MESSAGGIO A PRODI : in caso di vittoria della Moratti, chiudere i rubinetti dei soldi. Faccia morire Milano dissanguata dalla mancanza di finanziamenti, Milano ed i milanesi non si meritano altro.

Anonimo ha detto...

Mah.....che a milano non ci fosse storia l'ho sempre pensato.....
Questi incontri coi candidati nei cinema, poi, mi lasciano alquanto perplesso: chi partecipa? Solo chi ha simpatia per quel candidato, chi ha già deciso di votarlo. Meglio sarebbe un comizio tipo hyde park corner....

Devo dar ragione al rugbysta: il politicamente corretto non paga. Ma attenzione anche al tipo di scorrettezza: in questo paese di perbenisti bigotti di facciata, certe parole possono essere dei boomerang.

Rugbysta, capisco il tuo disappunto, ma in quella città ci vivi da sempre.
Mi vengono in mente Sandròn e Fasulìn, due maschere modenesi, padre e figlio: erano su una barca che stava affondando e Sandròn diceva al figlio di non preoccuparsi, perchè la barca non era di loro proprietà....

Anonimo ha detto...

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