20 luglio 2006

Tanto per risvegliarci con allegria!

Ecco un problema gravissimo su cui riflettere insieme. Quello che, a mio avviso, è il vero dramma della società in cui viviamo che penalizzando intere generazioni, non permettendo ai giovani di crearsi facilmente una vita autonoma. La povertà colpisce sempre di più le famiglie italiane e in particolare le generazioni più giovani che vivono un nuovo disagio, quello di dover stare dentro la società dei consumi ma senza averne i mezzi. E questo il dato che emerge dal rapporto Ires-Cgil "I salari dal 2002 al 2005".
A rischio di impoverimento in Italia sono 16,5 milioni di cittadini e se si considera la soglia dei 1000 euro netti al mese: secondo i dati della Banca d'Italia, sono circa 6,5 milioni i lavoratori che ne guadagnano di meno e circa 10 milioni i pensionati che percepiscono una pensione che raggiunge al massimo gli 800 euro netti al mese. Ma le persone a rischio salgono a 20 milioni se si considera anche la fascia di lavoratori con un reddito inferiore alla soglia appena più alta di 1.350 euro netti mensili. E riguardo alla situazione dei nuclei familiari il rapporto parla chiaro: negli ultimi anni si sono moltiplicate in maniera esponenziale le famiglie che, per arrivare a fine mese, sono costrette a rivolgersi alla rete di supporto sociale esterno.
Proprio un dossier della Caritas ci racconta come negli ultimi anni, si sia registrato uno sbilanciamento delle risorse in favore dei ceti medio-alti: i redditi dei capofamiglia operaio o impiegato si assesta intorno alle 1.434 euro mensili, in netta contrapposizione rispetto a quello degli imprenditori o dei liberi professionisti che arriva a 9.053 euro. Il dato letto nelle sue fredde cifre può sembrare quasi logico e scontato, peccato che, ed è questo il punto, il divario in percentuale sia variato moltissimo negli ultimi cinque anni. Chiaro quindi che ci siano categorie e intere famiglie, che pur avendo un lavoro dignitoso, siano a rischio povertà. Sicuramente questo dato è amplificato dall’aumento dell’immigrazione, icon uomini e donne che pur magari laureati, che si adattano a lavori poco remunerati, e sottopagati. MA non si pensi che la statistica e la triste realtà non tocchino le famiglie italiane ed i giovani in particolare che, con lavori precari nella migliore della ipotesi, faticano ad inserirsi ed a costruirsi un esistenza e un progetto di vita autonomo.

Il mio esempio Milanese vale sempre, forse più dei dossier: Un giovane con anche un buon lavoro, ed è già una fortuna, nella media come stipendio diciamo 1.300 euro mensili, come può sopravvivere quando in città un affitto medio di un bilocale in una zona decente è di più di mille euro? Non contiamo poi l’aumento esponenziale del costo della vita di ogni genere anche di prima necessità, avutosi negli ultimi anni.

Una società che costringe anche chi ha un buon lavoro, famiglia o single che si voglia, a vivere in queste condizioni è una società civile?

Alla prossima.

11 commenti:

Compagno di pranzi e cene ha detto...

L'unico modo per mettere su famiglia è che entrambi nella coppia abbiano un buon lavoro e che si adattino a comprare casa fuori città. In questo caso con doppio stipendio e mutuo più basso si può fare.

Johnny ha detto...

Ne parlavo ieri sera con dei miei amici. Un mio amico ha preso casa e ora deve pagare il mutuo. Mi sono sentito fortunato che per ora non ho di questi problemi, ma in futuro?
Come posso mettere su famiglia? Non arrivo ai 1000 euro netti al mese, se volessi sposarmi? Se volessi comprare casa come faccio a pagare un mutuo(che hanno dimensioni devastanti)? Se anche vado in affitto coi prezzi che hanno è quasi peggio che pagare il mutuo.

Se poi penso che si cercano di fare leggi per aiutare i cittadini a risparmiare qualcosa e poi invece si fa retromarcia e nel didietro le prendiamo noi mi viene un pò da piangere.

Anonimo ha detto...

La risposta è NO, NON E' UNA SOCIETA' CIVILE.
Post efficace, basato su dati veri quanto inquietanti e che rende bene l'idea della situazione.
IL governo Prodi deve fare sforzi enormi per il problema della casa nelle grandi città, e DENTRO le grandi città, a condannare le persone al pendolarismo è capace persino l'uomo di Arcore.
Gli otto senatori con "insopprimibili problemi di coscienza" ( ma andassero a cagare ) permettendo ....

Anonimo ha detto...

E' il libero mercato: libero di alzare i prezzi come più fa comodo.

Come cantavano i Megadeth: "killing is my business....and business is good".

l'urss aveva milioni di difetti, ma casa e lavoro erano assicurati: possibile che non si possa fare una "media ponderata" tra il nostro sistema economico e quello comunista?

Evidentemete non è possibile: ad alcuni non conviene e a tutti gli altri rimane il miraggio di diventare (e imbecillemente idolatrare) come gli alcuni a cui non conviene......

SOYUZ1968 ha detto...

Le solite remenate, caro Pianista!

Il Pianista ha detto...

caro soyuz ognuno remena con quello che può.

Anonimo ha detto...

Le solite remenate è un commento che può fare l'attuale sindaco di Milano, ma non un militante di sinistra storico e persona intelligente come soyuz.
Piacerebbe dire la stessa cosa anche a me, ma purtroppo quella evidenziata dalle fonti che cita il pianista è la realtà con cui chi governa si deve misurare ed in cui noi dobbiamo combattere tutti i giorni.

SOYUZ1968 ha detto...

Non è una polemica con te caro Pianista...ma è una polemica con una situazione incancrenita che può essere risolta solo sovvertendo le regole....altrimenti si remena soltanto....

Anonimo ha detto...

Ok, ora ho capito lo spirito dell'intervento di soyuz.
E' chiaro che le regole devono cambiare.
Quelle che hanno portato i lavoratori dipendenti in cinque anni ad impoverirsi e le categorie degli autonomi e degli imprenditori ad arricchirsi a dismisura grazie alla speculazione sui prezzi favorita dal precedente governo e che portano uno che ha il culo di ereditare tre bilocali a Milano a poter campare di rendita sono regole da cambiare senza esitazione.

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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