Anno zero, voto quasi sette

Quando si affaccia nello scarno panorama televisivo un nuovo programma di approfondimento sociale, mi sembra doveroso proporre un commento.
Ieri ho passato la serata guardando il programma di Michele Santoro, “Anno zero”.
Il tema del giorno era Napoli ed i suoi annosi problemi, potete immaginare quali punti siano stati toccati, ma quello che più conta è come sono stati toccati.
Il mio giudizio sul programma è buono anche se con luci ed ombre.
Gli argomenti scottanti, vengono rivoltati e approfonditi con il solito stile Santoriano, molto diretto e asciutto e con l’immancabile furba bravura nel pilotare il programma nella direzione a lui più congeniale. Dopo anni di assenza forse ci si poteva aspettare uno stile più innovativo, ma l’incisività di fondo resta positiva, può piacere o non piacere ma questo è giornalismo e rispetto alla media italiana si eleva sicuramente, dipingendo realtà al limite dell’incredibile.

Giudico di particolare rilievo il non vedere fino a pochi minuti dalla fine della trasmissione, lo straccio di un politico. Santoro da spazio alla gente di strada, ieri la moglie di una vittima della criminalità, l’imprenditrice che ha reagito, il ragazzo uscito di galera che cerca lavoro, unitamente a servizi filmati che ben descrivono la realtà. Di seguito spazio all’ottimo Marco Travaglio, assorto ascoltatore nella prima parte, che in modo puntuale e pungente mena fendenti a destra e a sinistra, nomi e cifre alla man,o quasi fosse l’unica trasposizione giornalistica di Beppe Grillo, un grosso merito a mio avviso. Insomma Anno zero ci propone racconti di vita, testimonianze a volte scomposte ma dirette e reali, non inciuci salottieri con i soliti onorevoli quasi ministri bipartizan che disquisiscono, cadendo spesso in polemiche sterili al limite della ripicca personale. Anche Ballarò ogni tanto cade in questo ritornello rindondante. Da Santoro invece uno e uno solo tra i politici di grido, compare solo dopo le ore 23.00, quando la battaglia vera è già finita. Bene.

Ecco però addensarsi le ombre. Questa è la parte meno riuscita della trasmissione, almeno ieri. Non me ne voglia la bellissima Rula Jebreal ma ieri mi è parsa spaesata e poco preparata.
L’ospite di turno dovrebbe venire subissato di domande con la pretesa di essere illuminazioni pungenti che lo chiudono in un angolo, senza lasciargli scampo. In realtà i montanti si trasformano in fiacchi jab e anche fuori bersaglio.

Le domande della Jebreal mi sono sembrate poca cosa, superficiali e tendenziose senza però centrare l’obbiettivo di mettere in difficoltà la scafato ospite, ieri Roberto Maroni, che è riuscito a schivare i colpi con irrisoria facilità. Esempio, la domanda riguardo le pensioni di invalidità in Campania, legandola alla riforma delle pensioni di Maroni fingendo di non sapere che il problema è ben più profondo e radicato nel tempo.
Cara Rula sarà per la prossima volta…appunto...
alla prossima