Il vecchio anno ha appena lasciato il passo al nuovo ma la fine della parabola di Saddam Hussein, coincisa proprio con le ultime ore di vita del 2006, non è vicenda che possa essere relegata nel cassetto dei ricordi e dei bilanci di fine anno, così come è difficile dimenticare le cruenti immagini del video con gli ultimi istanti di vita del dittatore Iracheno.
Ricordare le tappe di questa annosa vicenda sarebbe lungo e noioso, ma la mia opinione sull'esecuzione del dittatore Iracheno richiede solo poche righe.
Sono contrario per principio alla pena di morte, le ragioni sono quelle moralmente ovvie che chiunque abbia la stessa idea può già conoscere e capire. Rimango contrario anche in presenza di uomini come Saddam, che pena e pietà certo non ispirano, e la di cui sorte non mi tocca minimamente.
I crimini di cui si è macchiato azzerano qualsiasi forma di pietà da parte mia, e richiedevano giusta punizione, tuttavia ho provato profondo disagio osservando quell'uomo condotto al patibolo. Un turbamento che mi fa dire con forza, basta patiboli per chiunque e in qualsiasi luogo.
Se L'Occidente evoluto, leggi Europa, che ha condannato con forza l'esecuzione, riuscirà a contare maggiormente in un futuro prossimo, sarà una vera, e forse l'unica, forma di esportazione dei valori democratici di cui potremo vantarci. Non sono certo gli stessi valori Democratici di chi ha visto in Saddam per 16 anni il nemico numero uno da abbattere fino alla sua impiccagione, salvo appoggiarlo anni prima, vedi guerra con l'Iran, mentre gasava tranquillamente migliaia di uomini, donne e bambini.
La fine della storia non poteva che essere questa. Due paesi, Iraq e USA, dove la pena di morte è ampiamente prevista e diffusa, un processo farsa, motivazioni di vendetta Irachene, e di opportunità Americane, cioè ispirare fiducia per una possibile pagina nuova di una guerra che non riescono a vincere, non potevano che portare all'esecuzione di Saddam. Rimane chiaro l'errore politico compiuto.
In passato le cadute e le morti dei tiranni hanno rappresentato la cruenta fine di un periodo e l'inizio di un mondo realmente nuovo. Anche in Italia con la frettolosa uccisione di Mussolini, è stato così. Questa volta non accadrà niente di tutto questo, altro che pietra miliare come bofonchia il buon Bush.
L'unico risultato immediato sarà un nuovo rigurgito di violenza oltre che aver reso, per una parte del mondo Arabo, la figura dell'indifendibile Saddam come un martire. Dopo di che, si è ben lontani dall'intravvedere una fine della guerra e ancor meno una stabilizzazione del clima in quelle zone calde del pianeta.
Fin qui ho riassunto la mia posizione che è simile a quella di milioni di persone che oltre ad essere contrarie alla pena di morte hanno constatato il marchiano errore tattico di questa impiccagione.Voglio aggiungere una amara considerazione che mi vede in pieno accordo con quanto ascoltato in un intervista a Giulio Andreotti.
Se Saddam non avesse commesso l'errore di invadere il Kuwait nel 1990, scatenando la reazione che tutti conosciamo, forse sarebbe guardato ancor oggi, dal Bush di turno, come un possibile alleato moderato nel mondo Arabo integralista. I suoi crimini sarebbero taciuti e delle migliaia di Curdi trucidati da Saddam importerebbe poco a molti. Se qualcuno convincerà me, e anche Andreotti, che stiamo pensando male e che in realtà giustizia è fatta, democrazia è esportata, e che tutto è accettabile nel nome della lotta al terrorismo....allora tornerò a sonnecchiare come stavo placidamente facendo un oretta addietro, sul mio comodo cuscino. Buon anno ancora e...
alla prossima
7 commenti:
Ah gli avvenimenti di un anno fa...
L'impiccagione di Saddam Hussein dimostra ancora una volta il carattere non internazionale dell'intervento in Iraq; fosse stato un intervento dell'ONU il signor Hussein sarebbe stato giudicato da un tribunale internazionale, come quello de L'Aia.
Saddam Hussein si è comunque presentato davanti alla Morte in modo dignitoso e coraggioso, ha presenziato ad un processo in cui la sentenza era già scritta ed ha affrontato il patibolo senza la benda sugli occhi, quasi, sembrerebbe, senza paura.
A differenza di Augusto Pinochet che per anni ha evitato la Giustizia con codardìa, galleggiando tra certificati medici fasulli e giochetti truffaldini: roba da caserma di servizio di leva, dove il "riposo branda" e il ricovero in ospedale erano i trucchi più comuni dei soldati di leva per evitare i servizi najoni.
La differenza tra Saddam Hussein e Augusto Pinochet è, quindi, palese: il cileno si è comportato da nullità quale è sempre stata, marionetta alla fine inutile e indifendibile di interessi plutòcrati, mentre l'iracheno si è ritagliato un posto nella Storia, nè più nè meno di Maria Antonietta decapitata con pari dignità, morendo senza essere più servo dei suoi vecchi padroni.
Da parte mia, 100% di condivisione del pensiero del pianista.
In un passaggio di regime, nella storia l'uccisione del precedente dittatore si è spesso verificata.
Ma è stata quasi sempre contestuale alla sua caduta, e non certo dopo anni come in questo caso.
Anni in cui i nuovi governanti dell'Iraq si sono rivelati ben peggiori di Saddam Hussein ( i risultati purtroppo parlano da soli ), con grande sventura dei cittadini iracheni che subiscono l'incapacità di costoro di governare un paese; in questo caso quindi è persino fare il paragone storico sul passaggio di regime, perchè il passaggio in questo caso è stato da un regime ad un nulla.
Purtroppo quello dei governanti di oggi che fanno rimpiangere quelli pessimi di ieri non è un problema solo iracheno, ma anche italiano ....
Condivido il post del pianista. Nessuna pena per saddam, meno nullità di pinochet ma altrettanto verme. Ha ragione rugbysta, uccidere l'ex dittatore è abbastanza una normalità nei rovesciamenti di potere, potevano farlo direttamente in quel blitz del 14 dicembre 2003 e così non si sarebbe arrivati ad un processo con la sentenza già scritta, che si è rivelato un grave errore politico.
Compagno di Merende....nel prossimo post cercherò di spiegare perchè non hanno eliminato Saddam Hussein in quel 14 dicembre 2003.
L'impiccagione di Saddam è stata un fallimento. Una vendetta di Bush verso un alleato che non faceva quello che voleva lui.
Con l'impiccagione è stata data una certa dignità ad un uomo che non la meritava ma che avrebbe dovuto marcire in prigione.
Buon anno!
Accidenti, questa "corrispondenza di amorosi sensi" con Barolo66 non può che accrescere le mie più terribili preoccupazioni per l'anno entrante :-P
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