01 luglio 2008

12



Titolo: 12 razgnevannyh muzhchin
Russia 2007
Genere: Drammatico
Durata: 153'
Regia: Nikita Mikhalkov

Cast: Nikita Mikhalkov, Sergei Makovezkij, Michail Efremov, Sergei Garmash, Viktor Verzhbitsky, Aleksei Petrenko, Valentin Gaft, Yuri Stoyanov, Sergei Gazarov
Voto del Pianista : 7.5


Nikita Mikhalkov riprende il celeberrimo film di Sidney Lumet "La parola ai giurati" del 1957(che vi consiglio vivamente) e ci regala un grande film. Parlare di remake è riduttivo anzi raggiunge il livello dell’originale aggiungendoci qualcosa.

Escludendo qualche ben girato flashback di guerra e terrore in Cecenia, la pellicola è ambientata quasi interamente in una decadente palestra della Mosca di oggi, con i suoi molti vizi e poche virtù, dove dodici giurati sono riuniti per decidere la sorte di un giovane Ceceno accusato di aver ucciso il patrigno ex colonnello dell’armata rossa. Il caso sembra scontato ma uno dei giurati si schiera per l’innocenza, in un primo tempo più per pietà che per convinzione, dando inizio ad una serrato dispiegamento di dialoghi, monologhi, teorie, che portano via via gli altri a cambiare la loro opinione, inizialmente basata su pregiudizi, ottusità quasi razziste, o nel migliore dei casi sul pressappochismo processuale e la fretta di tornare in poche ore alle proprie esistenze.

L’ambiente claustrofobico in cui si dibatte aspramente per due ore e mezza abbondanti non appesantisce un film ricco di ottimi attori, stupendi dialoghi e un ritmo serrato in cui tutti i protagonisti che sembrano inizialmente anonimi e desiderosi di finire in fretta il loro lavoro di giurati, mettono poi a nudo le loro debolezze e i loro scheletri nell’armadio. Tutto questo aiuta a far luce su una verità che il pregiudizio e la faciloneria rischiavano irrimediabilmente di nascondere.

Il susseguirsi di interventi e rivelazioni di ogni giurato caratterizzano una variegata umanità dolente, dal taxista razzista al chirurgo georgiano, dal fragile produttore televisivo al ricco e cinico gestore di cimiteri, dall'operaio della metropolitana all’ebreo saggio ai due personaggi chiave, l’inventore perdente e depresso – che poi è l’innocentista che non permette un verdetto immediato e affrettato - e l'ex-generale comunista interpretato dallo stesso Mikhalkov.
Meglio non svelare nulla di più per non rovinare la sorpresa.
Forse l’unico difetto di questo splendido film è proprio nell’eccessiva istrionismo teatrale di alcuni monologhi che potevano essere asciugati facendo durare il film , che comunque tiene incollati alla poltrona, qualcosina di meno.
Il voto è un 7.5 più che meritato.


Alla prossima

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