25 aprile 2009

Il mio 25 Aprile

Oggi ho vissuto il mio personale 25 Aprile in mezzo alla folla alla manifestazione nazionale di Milano.
Tornando a casa il sapore è amaro, molto amaro.

Che ci sia chi sta cercando di costruirci un nuovo presente è nella mia testolina acclarato.
Che ci stia pure riuscendo è tristemente limpido.
Ma almeno sulla Resistenza e la lotta di Liberazione che non si azzardino a sbiadire e confordere oltre il lecito.
Ma forse si sono già azzardati.

Vedere il più seguito telegiornale italiano che propone tra le prime voci che dovrebbero raccontarci come "secondo loro" bisogna intendere e vivere la libertà un paio di politici di altissimo rango che fino a ieri si definivano con orgoglio fascisti la dice lunga.
Ascoltare lo stesso telegiornale non citare mai la parola "partigiani" in luogo di un più moderno "forze democratiche" la dice ancora più lunga.

Udire parole vuote su riconciliazioni, parificazioni, gente che stava accidentalmente dalla parte sbagliata e feste di tutti, quando qualche loro foglio che li rappresenta, fatico a chiamarlo quotidiano, oggi titolava in prima pagina trionfalisticamente come, grazie ai contributi del governo, comprare una bicicletta costa quanto comprare una cravatta mi mette infinita tristezza.
Mi vien solo da dire che è giunto il momento di reagire. Ora e sempre Resistenza.

E allora vi lascio con queste palore, parte di una poesia di Piero Calamandrei.
Scritta nel 1953 e clamorosamente attuale oggi.

NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU’ AL PIANO
NELL’ AULA DOVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE MURATA COL VOSTRO SANGUE SONO
TORNATI DA REMOTE CALIGINI I FANTASMI DELLA VERGOGNA

Alla prossima

4 commenti:

Anonimo ha detto...

25 aprile, Salò e la svagatezza di Berlusconi

di Roberto Cotroneo

Mi chiedo come sia mai possibile, e soprattutto a cosa serva tutto questo. Mi chiedo se non fosse già bastata negli anni scorsi, una necessaria e doverosa riflessione storica sulla guerra di liberazione che chiuse un’epoca storiografica controversa e certamente fitta di episodi nascosti e mai ammessi. Mi chiedo se non fosse già sufficiente ammettere, ed era doveroso che fosse così, che in quegli anni molti ragazzi volontari nell’esercito della Repubblica di Salò non furono altro che una gioventù, spesso addirittura poco più che degli adolescenti, sbandata e priva di una coscienza civile e politica, priva di strumenti per capire cosa stesse accadendo in Europa, a a fianco di chi combattessero veramente. Mi chiedo se non bastasse già raccontare le dolorose storie di famiglie di ragazzi che avevano aderito alla Repubblica Sociale e subirono le vendette di alcune bande partigiane anche dopo il 25 aprile del 1945. Mi chiedo, guardata quella storia con la giusta distanza e con un maggior rigore storiografico, se era e continua a essere possibile una perversa confusione su giudizio storico e considerazioni umane e civili.

Oggi Berlusconi lo ha detto, e francamente si sperava che non accadesse, almeno questa volta. Ai cronisti che gli hanno posto la domanda, ha risposto: «È un tema su cui non ho ancora messo la testa. Ci sono state differenze anche se la pietà deve andare anche a coloro che credendosi nel giusto hanno combattuto per una causa che era una causa persa. Su questo tema rifletteremo». Sulla pietà non ci sono dubbi. Sul rispetto della storia anche, però. Il credersi nel giusto è un concetto applicabile a molti: non credevano di essere nel giusto le SS? Non credevevano di essere nel giusto gli uomini di Laurenty Beria, il capo della polizia di Stalin, quando in nome di una rivoluzione che avrebbe portato “al sol dell’avvenire”, prelevavano la gente di notte, per imprigionarli nei Gulag? Non credeva di essere nel giusto l’esercito americano che sterminò quasi soltanto donne e bambini Cheyenne del villaggio Sand Creek? Vale come un’assoluzione essere in buona fede?

E basta la buona fede per dimenticare, attraverso il nobile sentimento della pietà, 2273 stragi naziste e repubblichine che hanno ucciso, torturato e massacrato 25 mila tra uomini, donne e bambini in soli due anni, tra il 1943 e il 1945? Il 15 aprile 2003, nella XIV Legislatura, è stata istituita una commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell'occultamento dei fascicoli relativi a crimini nazifascisti. I fascicoli sono 695, occultati per più di mezzo secolo in un armadio, che è stato denominato “l’armadio della vergogna”. Purtroppo è tutto scritto da sempre. Purtroppo quel fiume carsico che non riaffiora, e che ha portato alle stragi di quegli anni, è ancora lì. Il presidente Berlusconi dice di voler riflettere. Ma come ha scritto il commediografo francese Tristan Bernard: «È meglio non riflettere affatto che non riflettere abbastanza».

Roberto Cotroneo

Renata ha detto...

Il mio 25 aprile è stato un po' diverso quest'anno, triste per una vita rubata a soli 33 anni.
Ma di vite che a trentatre anni nemmeno ci sono arrivate la storia ce ne ha regalate tante: vite rubate perchè qualcuno aveva riflettuto bene e aveva anteposto sogni malati di gloria a sentimenti che dovrebbero essere umani. Non si può cambiare la storia, utopistico è anche pensare che dalla storia si possa davvero trarre esempio perchè lo vediamo in continuazione: si ricade negli stessi errori, sempre e purtroppo. Però fermarsi e riflettere è un dovere e una forma di rispetto.

bolso67 ha detto...

Il mio è stato al buio...

Cmq, ricordo 2 frasi studiate sui libri di storia, ormai decenni fa:

1. "Corsi e ricorsi della storia: la storia si ripete".

2. "La storia è maestra di vita: conoscere la storia per evitare di ripetere gli errori del passato".

La frase 1. è verissima, la 2. è purtroppo una pirlata.

E alla data di ieri eravamo 6.776.279.440: prima o poi 'sto mondo scoppierà...

SOYUZ1968 ha detto...

Il Bolso ha ripreso a leggere! ^_^

Fiat lux! Bentornato!