04 settembre 2009

Quotidiane piccolezze

Le ultime, penose, vicende che hanno visto protagonisti il novello direttore di un quot..quot...vabbè e l'ormai ex di un altro quotidiano non mi hanno lasciato insensibile.

Semmai preoccupato perchè sono consapevole che questo Paese sta correndo verso un baratro che irrimediabilmente vicino.
La situazione è grave ed è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere. E chiunque può facilmente vedere se non intasato dalla narcotizzazione imperante a dalla lobotomizzazione acquisita.

Uscendo da questi scarsicriniti contesti su cui potrei scrivere 150 pagine , ma è molto meglio starsene quasi zitti perchè di questi tempi non si sa ma, rimane un fatto interessante, quasi di colore, da sviscerare in due parole.

Un ritorno di fiamma per la lettura dei giornali da parte dell'italiano medio. Una riconquistata centralità delle (non) notizie stampate sulla carta.
Credo che questa possa rappresentare la classica rondine che non fa Primavera e i nostri asfittici quotidiani che poche copie vendono e che spesso sopravvivono grazie ai contributi, torneranno alla grigia normalità.
Li comprendo tutti in questo discorso, quelli buoni che qualcosa lasciano e i fogliacci che non userei nemmeno per avvolgerci delle mele andate a male.

Mi domando, non sarebbe meglio sperare di vendere di più facendo bene il proprio mestiere di giornalista? Creando quotidiani che possano approfondire ed interessare, senza essere servi per forza sel padrone di turno? Lasciando da parte ogni tanto la faziosità preconcetta?

Creando insomma un'informazione degna di questo nome che in Italia latita da anni?

Se poi la carta stampata per ritrovare smalto agli occhi del pubblichetto gossiparo deve scatenare guerre e polemiche indicibili, facendosi le scaprpe l'un l'altro con giri di valzer tra i direttori, meglio forse tornare al grigiume delle poche copie vendute e alla consapevolezza che ormai non c'è più trippa per gatti.
Almeno fino a che non ci sarà un vero salto di qualità.

Alla prossima

5 commenti:

SOYUZ1968 ha detto...

Spero che questi stronzi di destra si scannino fra di loro, che siano froci repressi di sacrestia (Boffo), padroni vampiri in doppiopetto (Berlusconi), sottane porporate (Bagnasco) con i loro giornali inutili che mirano alla restaurazione dello Stato della Chiesa, piccolo borghesi delle maggioranze silenziose in loden(Feltri), fascisti già iscritti all'MSI (Fini) e neonazisti in camicia verde (Bossi).

L'Avvenire è come Il Giornale e La Padania, pubblicazioni neppure degne della carta da cesso: io resto alla finestra a guardare, sogghigno e aspetto i cadaveri di loro tutti passarmi sotto il naso.

rugbysta sudafricano ha detto...

Un solo appello .
Aboliamo il finanziamento pubblico ai giornali.
Falliscano pure tutti.

Anonimo ha detto...

Democrazia a bassa intensità
È tornata questa cosa del comunismo. Anzi, è tornato il riferimento al comunismo, e persino al cattocomunismo. Berlusconi ha dichiarato che la storia della libertà di stampa è una favoletta dei comunisti e dei cattocomunisti. Che in realtà non esiste, etc. etc. etc. Lo sappiamo come funziona. Ma sono affascinato da questa vicenda del comunismo, e poi del suo ibrido forse ancora più stupefacente, quel cattocomunismo, che conterrebbe secondo molti un ossimoro politico e dunque un tradimento, una sorta di figlio politico della vergogna.

Berlusconi, e non è la prima volta che lo scrivo, è invece un figlio degli anni Cinquanta, della cortina di ferro, delle purghe staliniane. Uno che non è mai riuscito a togliersi di dosso una convinzione: il comunismo esiste ancora, al di là di Cuba e della Cina. Ed è un pericolo, ancora, per le democrazie occidentali. E Berlusconi non riesce a convincersi di una realtà assai palese: i comunisti non esistono più da nessuna parte. A parte qualche rara e ridicola accezione.

Ma lui, Berlusconi, quando dice questo, non fa propaganda ma esprime la pancia del paese, del nostro paese. Perché anche questo va detto. Tutti parliamo della “pancia dell’America” ogni volta che arrivano le elezioni presidenziali. Ovvero: l’America che conosciamo noi non è quella vera. Quella vera è assai peggio, è più arcaica, ha votato per ben due volte Bush figlio, e secondo i media italiani non avrebbe mai votato Obama, che piaceva solo a noi europei. Non è stato così, ma la pancia dell’America, è argomento periodico.

Ma la pancia dell’Italia? C’è? C’è, e Berlusconi la conosce bene. I giornali quasi per nulla, che continuano a stupirsi del fatto che la maggioranza degli italiani voti Berlusconi. La pancia dell’Italia è fatta di gente che continua a dire, come il nostro premier, “i comunisti”. Gente colta, con lavori importanti, non avanzi della guerra d’Etiopia. La pancia di questo paese è fatta da gente che non ritiene la democrazia un valore, e se è per questo neppure la libertà di stampa, purtroppo. La pancia di questo paese per buona parte dice ancora: “quando c’era lui”. La pancia di questo paese ha guardato alle sinistre sempre con odio, rabbia, sospetto e diffidenza. La pancia di questo paese è il 65 per cento dell’elettorato.

Questa è la tragica verità. Tutti conoscono la risposta che diede Leonardo Sciascia alla giornalista Marcelle Padovani, nel libro intervista La Sicilia come metafora, una risposta del 1979: ««E le dirò questa — per me terribile — verità: ancora oggi credo che una buona parte di italiani (di destra, di sinistra, di centro) vivrebbe nel fascismo come dentro la propria pelle. Magari dentro un fascismo meno coreografico, con meno riti, con meno parole: ma fascismo. Un regime che non dia la preoccupazione di pensare, di valutare, di scegliere...».

Sono passati trent’anni, e forse nessuno oggi vivrebbe più nel fascismo, è un autoritarismo vecchio e superato. Ma la pancia del paese dice ancora questo. Vuole una democrazia a bassa intensità, non ingombrante, che non chieda troppo a elettori e cittadini. Una democrazia a bassa intensità dove le decisioni le prende il capo. Che è la loro pancia, il loro immaginario, e il loro divertimento, persino. Che dire d’altro?

Che voi caro Soyuz e caro Rugbysta siete la pancia dell' Italia, veri e compiaciuti fascisti.

rugbysta sudafricano ha detto...

Non ho francamente capito perchè, secondo l'anonimo, io e soyuz dovremmo essere due fascisti e rappresentare la pancia del paese quando ne siamo agli antipodi.
Solo perchè ho detto che i giornali italiani, che invece ne sono i portabandiera di questa pancia del paese, non dovrebbero prendere più soldi pubblici ?

SOYUZ1968 ha detto...

Quando non dovrò più preoccuparmi di pensare vuol dire che sarò biologicamente morto.

E' evidente che c'è chi sceglie di morire prima della propria fine biologica, magari rinchiudendosi nella propria solipsistica bottega di grigia mediocrità da "maggioranza silenziosa", sarcofago di miope coscienza e di nichilista accettazione delle contraddizioni in essere, per perpetuare gli orrori-errori storici di un sistema fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Credo nell'evoluzione e l'evoluzione deve necessariamente prevedere una Rivoluzione permanente in senso copernicano, marxista ma non solo, che possa imprescindibilmente comprendere, nella lettura ad ampio respiro del Mondo, le coscienze di tutti.

Altro dagli appiattimenti, interessati, basati sull'ignoranza sottoproletaria dei nazisti in camicia verde, altro dagli interessi bottegai di Mediaset, altro dai messaggi promozionali di Mike Bongiorno, altro dal microcosmo piccolo borghese clerical-missino dei Fini-Casini e altro dal "rassicurante" controllo sociale in tonaca nera da sacrestia di oratorio, affinchè possa sentirmi vivo pensandola in modo assai differente.