26 aprile 2006

Un ricordo lungo venti anni


Lascio al bel ricordo di un pomeriggio tra amici le mie impressioni sulla manifestazione del 25 Aprile alla quale, come sempre quando mi è stato possibile, ho voluto partecipare. Sempre, sempre,sempre partecipare e ricordare. Oggi la mente corre ad un altro momento da ricordare nella sua tragicità.
Nella notte del 26 Aprile di venti anni fa, si verificò il disastro nucleare più drammatico della storia, con logiche conseguenze che perdurano ai nostri giorni.
Sono passati tanti gelidi inverni sopra la tetra cupola del reattore numero quattro della centrale di Chernobyl, e tante buie notti sulle case di quella cittadina che un tempo era animata da migliaia di abitanti, per lo più giovani coppie con bambini, lavoratori che gravitavano attorno alla centrale.
Di quella città non è rimasto che un sinistro scheletro silente, vuoto e inanimato. Di quella gente piena di sogni e speranze, non è rimasto che qualche oggetto di uso comune che ancora oggi si può trovare intatto tra le mura disabitate della città fantasma.
Della centrale è rimasto ancora il reattore numero quattro, protetto da un guscio costruito da eroi che si sono sacrificati per non permettergli di generare altre vittime. Ma quante sono le vittime?
Cosa successe in quella notte è orma abbastanza chiaro. Obsolescenza e pericolosità dell’impianto certamente, errore umano , anche , ma giustificato da una cieca ignoranza e impreparazione sotto la cui cappa erano tenuti quei poveri tecnici e ingegneri, facili capri espiatori di un sistema reticente ad ammettere colpe e responsabilità.
Così come furono tardive le ammissioni sulla portata del disastro che portarono le autorità ad evacuare la città solo dopo giorni dall’accaduto, senza confessare alla incolpevoli famiglie che avrebbero lasciato le loro case per sempre senza farvi più ritorno.
Ci vollero settimane per arginare la situazione, con il sacrificio di decine di pompieri e addetti che vennero a contatto diretto con le radiazioni.
Ma ormai il disastro si era compiuto in tutta la sua immane grandezza.
Oltre alle morti decine di morti dirette di quei giorni, ci troviamo ancora oggi a contare i decessi avvenuti nei mesi e negli anni successivi, di tutte quelle persone che abitavano la zona circostante e che in quelle ore segnarono drammaticamente il loro destino.
Adulti e bambini che si dono ammalati di tumore, ne sono morti, e che probabilmente moriranno nei prossimi anni.
Il balletto di cifre che promuove numeri contradditori sulla portata del disastro mi pare un inutile, macabra danza che nulla porta e nulla toglie alla sostanza dei fatti, così come potrà fare poca differenza quando finalmente dal governo di Mosca (allora c’era ancora L’URSS quindi i documenti segreti si trovano in Russia e non in Ucraina) si deciderà a raccontarci tutta la verità su ciò che accadde in quei giorni.
Che abbiano ragione i più miti rapporti ufficiali, qualche centinaio di morti, o quelli più crudi di associazioni ambientaliste, diverse decine di migliaia oltre a centinaia di migliaia di ammalati, la sostanza non muta e ci porta a ricordare ed a riflettere sul passato e sul futuro del nucleare come ci insegna ancora oggi in un suo scritto, l'indimenticato Mikhail Gorbaciov. "....Non scordiamoci mai della tremenda lezione di Chernobyl"
Alla prossima

4 commenti:

Compagno di pranzi e cene ha detto...

che dire...speriamo che tutti si ricordino di queste povere vittime anche tra 100 e più anni

SOYUZ1968 ha detto...

Il danno all'ecosistema globale è attuale e si protrarrà per almeno altri 50 anni: a causa delle dirette conseguenze della radioattività liberata dal reattore, si parla di 20 mila morti nell'ex-URSS e di 25 mila morti nel resto del mondo per i prossimi 50 anni.

Un disastro! E purtroppo aver liberato l'Italia dall'utilizzo dell'energia nucleare serve davvero a poco, per la presenza di alcune centrali nucleari estere nella vicina Svizzera, nei pressi della città di Grenoble e poco al di là del confine Sloveno.

Anonimo ha detto...

Il mio ricordo di Chernobyl è netto e indelebile.
Ne citerò alcuni sprazzi, legati ad esperienze strettamente personali.
In quei giorni frequentavo la 5° itis: dopo pochi mesi avrei preso il diploma di perito chimico industriale. Ma la scuola che frequentavo era anche stata, negli anni '60, un istituto per periti chimici nucleari.
Nei laboratori didattici v'erano degli assistenti diplomati ai tempi del "nucleare"; uno di questi riesumò vetuste apparecchiature, tra cui un "multicanale" e alcuni Geiger.
Ricordo che tenne una lezione in aula magna sul decadimento dei nuclidi, soffermandosi sugli isotopi radioattivi di J e di Sr, perchè J si fissa nella tiroide e Sr, essendo un alcalino-terroso, è chimicamente affine a Ca e si fissa nelle ossa.
Ovviamente la lezione era indirizzata a noi occidentali che subivamo la nube radiattiva giunta dall'Ucraina; per gli abitanti di Chernobyl non vi era molto da fare.....
Non ricordo le semivite degli isotopi radiattivi di J e Sr (semivita lunga = maggior pericolo), ma certo Sr è più pericoloso di J, in quanto, saturando la tiroide con J non radiattivo, è possibile diminuire gli effetti nefasti delle radiazioni provenienti dall'elemento assimilato.
Sr, una volta assorbito dall'apparato scheletrico, continua a decadere (mi pare beta; come J del resto), devastando le cellule che lo circondano e portando a malattie tumorali: che io sappia, non vi sono forme di Ca assimilabili acquistabili in farmacia e quindi diviene difficile saturare le ossa per prevenire l'assorbimento di Sr.
Ricordo anche che mio zio, che lavorava a Bologna in una nota azienda lattiero-casearia, mi disse che tutto il latte era radiattivo e che, per smaltirlo, lo inviavano....nel terzo mondo: almeno avrebbero sfamato qualcuno; qualcuno che sarebbe comunque morto prima di beccarsi un cancro!
Qui da noi, fortunatmente, non s'è verificato quello che dissi ad un amico nell'86: "fra 20 anni, chissà quanti casi di leucemia ci saranno...". Lo dissi perchè la radioattività era realmente molto più alta del normale.
Ricordo che molte donne portarono a scuola ortaggi a foglia larga da analizzare; e ricordo anche battute ironiche sulle orecchie di andreotti: orecchie a foglia larga....
Sono solo ricordi a ruota libera; giudizi politico-morali richiederebbero troppo impegno al mio cervello bolso.

Anonimo ha detto...

Il nucleare non è sicuro al 1000%, e poi presenta il problema dello smaltimento delle scorie.
Cernobyl ci insegna anche però che non investirci in Italia per evitare rischi è fare come gli struzzi, cioè mettere la testa sotto la sabbia.
La presenza o meno di centrali nucleari sul nostro territorio può quindi incidere in modo marginale sulla situazione di rischio complessivo che già esiste.
La persistenza nell'abbandono del nucleare però espone il paese ad un altro rischio, quello di trattare con paesi indigeribili ( vedi i paesi arabi ) venendo quindi coinvolto nella dialettica delle aree di crisi ad essi relative.
Fermo restando che bisogna insistere anche su tutte le altre fonti alternative, lasciatemi comunque dire che purtroppo siamo condannati a prenderci il rischio del nucleare.