17 settembre 2007

Lavoro che passione


Occhio ragazzi. Chi parla male dell'azienda in cui lavora o dei colleghi può essere licenziato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di una struttura sanitaria che aveva licenziato una infermiera perché aveva «proferito espressioni offensive sulla capacità e sulla professionalità del personale, e in particolare nei confronti della caposala del reparto di sterilizzazione e nei confronti della caposala del day hospital».


E a noi poveri miseri, piccoli, insignificanti, sfigati lavoratori dipendenti ci tolgono anche questo divertimento.

Più che un divertimento. Uno sfogo. Una reazione. Una liberazione. Una saggia esplosione di dignità. Bisognerà tenere la voce bassa.
Ma non sarebbe meglio prendersela con chi non fa un cazzo?
Alla prossima

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Così sentenziando è stato violato, secondo me, il principio fondamentale della libertà di espressione del pensiero.
Ognuno può e deve dire quello che vuole, se poi facendolo commette dei reati ( tipo diffamazione ) esistono già delle fattispecie sanzionatorie precipue.
Con questa sentenza si introduce invece il concetto di sacralità del padrone, a mio avviso alquanto reazionario.
Ora basta. RESET.
Urge un abbattimento dell'età media dei giudici della Cassazione di almeno 10 anni come minimo.

Anonimo ha detto...

Premesso che quelli della kassazione andrebbero appesi per le palle, c'è qualcuno che non parla male dell'azienda in cui lavora? Che fanno, ci licenziano tutti? ma che vadano a spakkare qualche fika!

Compagno di pranzi e cene ha detto...

Per quanto mi riguarda difficilmente potrebbe succedere una cosa del genere. L'ospedale è una grande famiglia allargata dove tutti si conoscono, tutti si vogliono bene, tutti spettegolano e tutti si parlano dietro, ma nessuno viene licenziato :-D

Johnny ha detto...

Eccheccazzo, non possono toglierci anche questa soddisfazione.
Sputtanatori di capi di tutto il mondo unitevi!