27 agosto 2009

Il sogno


Quando si parla dei fratelli Kennedy è molto o troppo facile mitizzare degli uomini e un epoca che, pur con i loro difetti prettamente umani, hanno segnato un impronta indelebile nella storia. E’ altrettanto semplice per i detrattori, ergersi invece a paladini di un mondo che non è mai esistito e mai esisterà e, rinchiudendosi nel solito fortino, criticare e dileggiare a tambur battente.

Guardando parzialmente decenni di storia e volendone vedere solo la faccia più accomodante, entrambe le posizioni possono essere corrette. Sapete bene, voi che mi conoscete, in quale delle due casistiche comportamentali posso rientrare io, amante degli anni sessanta, dei suoi sogni e delle sue speranze. Inoltre potremmo stare ore a spaccare il capello in quattro seduti sul divano a polemizzare riguardo a vizi e virtù di persone che già cinquant’anni fa seppero spostare la storia più il la, oltre un punto che molti illuminati odierni non riescono nemmeno ad immaginare con idee e progetti che molti ancor oggi faticano a recepire. Ma poi rimarrebbe la sostanza.
John e Bob nascondevano dei segreti? Il loro incedere incespicava in mille magagne personali e politiche? Uno cominciò il Vietnam e l’altro ebbe un convegno amoroso con un’ icona bionda la notte prima che lei ci lasciasse? L’intera famiglia è una specie di “clan” nel senso più deteriore del termine? Forse, ma il fatto stesso che siano morti per “umana mano” semi ignota, dimostra la portata e gli effetti del loro progetto.
Chi non da fastidio all’establishment e, anzi, dell’establishment fa parte, arriva vivo, vegeto vecchietto e gobbo a novanta anni, senza venir sparato nel fior della vita da un capro espiatorio di turno.
Veniamo a Ted, morto ieri.
All’ombra del mito dei due fratelli maggiori non ha mancato di lasciare la sua traccia e che traccia.
La sua vita contraddittoria avrebbe ispirato Shakespeare e rientra pienamente in quel concetto di contrasti tra il bene ed il male di cui parlavamo prima. Quarantasei anni ininterrotti al Senato americano dove ha avuto più influenza sul paese di tanti presidenticchi di lontana e recente memoria. Dall'istruzione alla sanità, dall'emigrazione alla giustizia, ogni riforma o tentativo di riforma è nata riflettendosi nella sua immagine. Un vero “liberal” come manca nell’Italietta che avrebbe sicuramente ricalcato le orme dei due fratelli – e nel 1980 ci provò senza successo – se i vizi ed i peccati privati non fossero entrati tragicamente con l’incidente del 1969 quando una sua collaboratrice annegò senza essere da lui aiutata tempestivamente. Una macchia indelebile che non poteva essere cancellata e che ne spezzò la carriera presidenziale.

Rimane il fatto, e torniamo a bomba, che la Storia con la esse maiuscola si ricorderà di quest’uomo della sua forza e dei suoi successi, ma anche come giusto, delle sue debolezze e delle sua meschinità. Ma “si ricorderà”, perché lui come i suoi fratelli, nella Storia ci entra di diritto, lasciandoci il suo messaggio "...il sogno non morirà mai" e, forse, un grande successore che sta raccogliendo con merito il testimone. Barack Obama.
Alla prossima

6 commenti:

rugbysta sudafricano ha detto...

Ted era, come dicevano, un vecchio leone liberal, e le poche leggi sociali statunitensi portano quasi tutte la sua firma.
A noi progressisti mancherà molto.
Obama si dimostri degno della sua eredità, e schiacci senza pietà tutti gli oppositori alla sacrosanta e civilissima riforma sanitaria.

SOYUZ1968 ha detto...

Che sogno aveva Ted Kennedy?

Non c'è bisogno di "liberals", che nulla modificano rendendo appena più accettabile la cacca già esistente, quando si può pensare di cambiare davvero il mondo, con le esperienze storicizzate già trascorse.

Sarò io che sono troppo avanti, ma i Kennedy mi appaiono tutti molto indietro o, magari cambiando prospettiva, troppo avanti per i loro interessi di casta familiare.

Per quanto detestabili sono i Kennedy, sotto diversi aspetti anche più di Nixon, questa volta, però, non c'è bisogno di auspicare quel tumore al cervello che ci ha anticipato nel portare via l'ultimo vecchio della cricca dei Kennedy.

Il Pianista ha detto...

Tutto previsto, mi aspettavo solo una citazione di "Water veltroni".

Saint Just ha detto...

I candidati faccia a faccia. Venti domande che non si conoscono in anticipo. Un conduttore imparziale. Insomma, un confronto pubblico all'americana. Ignazio Marino, candidato alla segreteria nazionale del Pd, dal palco della Festa democratica di Piacenza lancia la proposta del dibattito a tre: «Un confronto pubblico è giusto nel rispetto degli elettori, serve per un’informazione trasparente». Dario Franceschini, anch'egli ieri a Piacenza, nicchia: «Non è una priorità». La proposta, però, confida Marino, verrà «discussa domani in segreteria».

Saint Just ha detto...

questo per dire che lo spirito kennedyano è ancora tra noi

Il Pianista ha detto...

Eh,Eh